(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)Il documento fotograficoLa fotografia divenne strumento inseparabile del viaggiatore e del giornalista, che la utilizzò per divulgare gli eventi e i luoghi meno accessibili. I primi fotografi di viaggio dovettero trasportare l'ingombrante attrezzatura necessaria alla produzione di immagini con i primitivi procedimenti al collodio umido. I primi reportage nacquero già nel
1855, quando
Roger Fenton trasportò sui campi di battaglia della
Crimea un carro trainato da
cavalli con tutto l'occorrente per la preparazione e lo sviluppo delle lastre di vetro.
Felice Beato fotografò in
India e in
Cina, dove documentò il drammatico esito della
seconda guerra dell'oppio. Ma non solo la guerra impegnò i fotografi. Grazie al lavoro di
William Henry Jackson il
Congresso istituì il
Parco Nazionale di Yellowstone e nel
1888 venne fondata la
National Geographic Society, che finanziò numerose spedizioni nel mondo.
Molti incarichi vennero affidati dalle istituzioni per la documentazione delle opere d'arte e delle città. Vennero prodotti dei reportage dei sobborghi di
Glasgow e di altre
sociologici e di analisi della popolazione.
La popolazione apprezzò particolarmente le cartoline di città prodotte in quantità considerevoli e la
stereografia, procedimento che mediante l'utilizzo di due fotografie ravvicinate rendeva la sensazione della tridimensionalità. Questo procedimento, grazie all'utilizzo di obiettivi di lunghezza focale ridotta, permise la cattura di figure in movimento, stimolando la ricerca verso questo campo.
Eadweard Muybridge per primo riuscì a catturare il trotto di un cavallo utilizzando una batteria di apparecchi fotografici,
Ottomar Anschütz realizzò il primo otturatore sul
piano focale, ma l'utilizzo di tempi sempre più brevi richiese l'adozione di nuovi materiali sensibili, di preparazione più rapida.
Argento portatileNel
1871 Richard Leach Maddox mise a punto una nuova emulsione, preparata con
bromuro di cadmio, nitrato d'argento e gelatina. Questo nuovo materiale venne adottato solo sette anni dopo, a seguito dei miglioramenti introdotti da
Richard Kennet e
Charles Harper Bennet. Le lastre così prodotte permisero un trasporto più agevole perché non necessitavano più della preparazione prima dell'esposizione. Questo supporto molto più pratico fu adottato da una nuova categoria di strumenti fotografici, gli apparecchi portatili. Il 1888 vide la nascita della Kodak N.1, una fotocamera portatile con 100 pose già precaricate al prezzo di 25
dollari, introdotta da
George Eastman con lo slogan "Voi premete il bottone, noi faremo il resto". Inizialmente il materiale fotosensibile era cosparso su carta che, nel
1891, venne sostituita con una pellicola di
celluloide avvolta in rulli, la moderna pellicola fotografica.
Inizialmente senza mirino, l'evoluzione della fotocamera portò all'introduzione di un secondo obiettivo per l'inquadratura e successivamente un sistema a pentaprisma e specchio nella
Graflex del
1903, la prima
single lens reflex.
L'istantaneaL'
Ermanox, una fotocamera con obiettivo da f/2, portato successivamente a f/1.5, permise l'ingresso dei fotografi come
Erich Salomon nei salotti e nei palazzi, per ritrarre politici e personaggi famosi. Le fotografie divennero istantanee della vita quotidiana e i fotografi si mescolarono alla gente comune. All'Ermanox si affiancò nel
1932 la Leica, con obiettivo 50mm f/3.5, che introdusse il formato che divenne standard, il
35mm. Questa macchina fu adottata con profitto grazie alla sua maneggevolezza e discrezione da importanti fotografi di reportage come
Henri Cartier-Bresson e
Walker Evans, oppure artisti come
André Kertész. Il
flash si trasformò da un incontrollato lampo di
magnesio del 1888 in un sistema efficiente e regolabile con il Vacu-Blitz nel
1929, che rese possibile al fotografo lavorare in qualsiasi condizione di luce.
Edwin Land brevettò nel 1929 una pellicola per lo sviluppo istantaneo, che permise alla
Polaroid di vendere milioni di apparecchi per fotografie autosviluppanti.
Il coloreNella fotografia in bianco e nero i diversi colori sono resi con semplici sfumature di grigio e questa rappresentazione è spesso insufficiente a riprodurre alcuni toni di colore, che finiscono per confondersi. A sottolineare maggiormente questo effetto, le prime
lastre fotografiche prodotte possedevano una sensibilità diversa ai colori. Riproducevano il bianco e il
blu con la stessa luminosità, così come il
giallo e il rosso diventavano scuri o neri. Intorno al
1880 furono prodotte le prime lastre ortocromatiche, che reagivano correttamente alle tonalità del blu ma non al rosso e all'
arancione. Solo agli inizi del
XX secolo le lastre pancromatiche permisero una corretta distinzione dello
spettro luminoso nella fotografia in bianco e nero.
La necessità di rendere le immagini sempre più simili al vero richiese l'intervento manuale del fotografo dopo lo sviluppo della lastra. Per sopperire alla mancanza di colore molti fotografi agirono direttamente sulle immagini, utilizzando i
pigmenti dell'
anilina per sfumare e rafforzare molti ritratti. Nonostante la richiesta sempre pressante da parte dei clienti di immagini a colori, si dovettero attendere gli studi del fisico inglese
James Clerk Maxwell che nel
1859 dimostrò con un procedimento definito
additivo, la possibilità di ricreare il colore sovrapponendo la luce rossa, verde e blu, chiamati
colori primari additivi.
Dieci anni più tardi
Louis Ducos du Hauron mise a punto il procedimento che aprì la strada alle emulsioni a colori. Denominato
sottrattivo, utilizza i colori complementari o primari sottrattivi.
Applicazione del metodo additivo è la lastra
Autochrome dei
fratelli Lumière, prodotta nel 1903. La
pellicola fotografica di tipo
invertibile è figlia del
Kodachrome (
1935) e dell'
Ektachrome (
1942), che utilizzarono il metodo sottrattivo con tre differenti strati sensibili, mediante filtri colorati, alle tre frequenze di luci corrispondenti all'azzurro, al rosso e al verde.
La
pellicola per negativi a colori ebbe origine dalla
Kodacolor del
1941, dove è presente l'inversione delle luci e dei colori. La
Ektacolor della Kodak, messa in commercio nel
1947, permise lo sviluppo casalingo della pellicola negativa a colori.
Il digitaleIl progresso dell'
elettronica permise di adottare alcune delle ultime scoperte anche nell'acquisizione delle immagini. Nel
1957 Russell Kirsch trasformò una fotografia del figlio in un
file attraverso un prototipo di
scanner d'immagine. Nel
1972 la
Texas Instruments brevettò un progetto di macchina fotografica senza pellicola, utilizzando però alcuni componenti analogici. La prima vera fotografia ottenuta attraverso un processo esclusivamente elettronico fu realizzata nel dicembre
1975 nei laboratori
Kodak dal prototipo di
fotocamera digitale di
Steven Sasson. L'immagine in bianco e nero del viso di una assistente di laboratorio fu memorizzata su un nastro digitale alla
risoluzione di 0.01 Megapixel (10000
pixel), utilizzando il
CCD della
Fairchild Imaging.
Le altre ricerche sulla fotografia digitale furono rallentate dai continui miglioramenti delle fotocamere a pellicola, che proposero modelli sempre più semplici e comodi da usare, come la
Konika C35-AF del
1977, il primo modello di fotocamera totalmente automatica. Solo quando le emulsioni fotografiche non permisero ulteriori miglioramenti e la tecnologia digitale raggiunse un livello qualitativo equiparabile, allora l'interesse dei consumatori si trasferì sul nuovo procedimento.
Il
digitale sostituì la pellicola nei settori dove la visione istantanea del risultato era un fattore determinante, come nel
giornalismo, che usufruì anche della facilità di trasmissione delle immagini via
internet. Inoltre la produzione di un gran numero di compatte digitali totalmente automatiche invase il mercato riscontrando il favore del fotografo occasionale, che poté conservare e rivedere le immagini direttamente nella fotocamera.
Anche se il digitale è acclamato come una rivoluzione della fotografia, le regole per ottenere i migliori risultati risalgono ai pionieri del
XIX secolo, dove era importante una buona
esposizione e una attenta
composizione dell'immagine.
BibliografiaBreve storia della fotografia, Jean-A. Keim -
Einaudi -
ISBN 8806126172Storia della fotografia, Beaumont Newhall -
Einaudi -
ISBN 8806571338Cronologia della fotografia - Reflex online
(
EN) A history of photography, Therese Mulligan e David Wooters -
Taschen -
ISBN 3822847771Arte e fotografia, Aaron Scharf -
EinaudiIl libro della fotografia, Feininger A., Garzanti Editore, 1961